Sono stata a vedere l’ultimo film di David Lynch, Inland Empire. Bellissimo, naturalmente, come è sempre Lynch. Incomprensibile, onirico, inquietante.
Quello che mi ha colpito, è che fin dalle prime scene ho avuto l’impressione che ci fosse un sentire sm. Nella sequenza iniziale, una ragazza, un uomo, insieme, in una stanza. Una prostituta, pare. Dialoghi rarefatti, strani. Lui si impone su di lei. La camera digitale, la penombra, i volti oscurati. Tutto contribuisce a dare l’idea che sia un sogno, o meglio, un evento dell’inconscio. Un avvenimento reale, ma vissuto in modo inquieto e inquietante dall’inconscio. Si sentono le emozioni. L’inquadratura diventa un primo piano del volto di lei, sfuocato, che si muove ritmicamente, il movimento di un rapporto sessuale. "Ho paura", mugola, "ho paura". Mugola in polacco, coi sottotitoli. Ma ora, nel ricordo, mi pare di udirla dire "ho paura", in italiano. Tanto era forte la scena, tanto era potente.
Ecco, in quel momento, nel buio della sala, inchiodata alla poltrona, ho pensato: com’è sm. Com’è sadomaso.
Non c’era nulla di sadomaso, esplicitamente. Niente corde, fruste, gente in ginocchio, nulla dei consueti paraphernalia di una scena sm. Eppure.
Eppure, la potenza inquietante delle immagini, il buio, la sensazione di prevaricazione, il mugolio della ragazza, che sembrava una richiesta di protezione fatta al suo stesso carnefice… tutto questo, mi è sembrato sm.
Va bene, già immagino che mi si dirà che non c’era consensualità eccetera, e che quindi non va bene fare paragoni col bdsm. Ma nelle nostre fantasie, è bello immaginare una mancanza di consenso. Fasulla, certo, ma liberatoria. Non voglio. Sei tu che ti imponi. Sono libera da responsabilità, non è colpa mia. In questa immagine finta – dopotutto, è un film – io ho avvertito questa sensazione.
Il brivido della pelle davanti alla potenza del buio.
Il mugolio sommesso della ragazza che dice "Ho paura". Mi ha risvegliato sensazioni molto forti.
Aggrapparsi, lasciarsi andare. Fammi male, proteggimi. Sii spaventoso, pauroso, enorme, sii sopra di me; contienimi, abbracciami. Sii tu colui che temo, che in realtà sono io stessa colei che pavento, per quello che provo, per quello che voglio provare, per quello dhe desidero. Ho paura. Ho paura.
Quello che mi ha colpito, è che fin dalle prime scene ho avuto l’impressione che ci fosse un sentire sm. Nella sequenza iniziale, una ragazza, un uomo, insieme, in una stanza. Una prostituta, pare. Dialoghi rarefatti, strani. Lui si impone su di lei. La camera digitale, la penombra, i volti oscurati. Tutto contribuisce a dare l’idea che sia un sogno, o meglio, un evento dell’inconscio. Un avvenimento reale, ma vissuto in modo inquieto e inquietante dall’inconscio. Si sentono le emozioni. L’inquadratura diventa un primo piano del volto di lei, sfuocato, che si muove ritmicamente, il movimento di un rapporto sessuale. "Ho paura", mugola, "ho paura". Mugola in polacco, coi sottotitoli. Ma ora, nel ricordo, mi pare di udirla dire "ho paura", in italiano. Tanto era forte la scena, tanto era potente.
Ecco, in quel momento, nel buio della sala, inchiodata alla poltrona, ho pensato: com’è sm. Com’è sadomaso.
Non c’era nulla di sadomaso, esplicitamente. Niente corde, fruste, gente in ginocchio, nulla dei consueti paraphernalia di una scena sm. Eppure.
Eppure, la potenza inquietante delle immagini, il buio, la sensazione di prevaricazione, il mugolio della ragazza, che sembrava una richiesta di protezione fatta al suo stesso carnefice… tutto questo, mi è sembrato sm.
Va bene, già immagino che mi si dirà che non c’era consensualità eccetera, e che quindi non va bene fare paragoni col bdsm. Ma nelle nostre fantasie, è bello immaginare una mancanza di consenso. Fasulla, certo, ma liberatoria. Non voglio. Sei tu che ti imponi. Sono libera da responsabilità, non è colpa mia. In questa immagine finta – dopotutto, è un film – io ho avvertito questa sensazione.
Il brivido della pelle davanti alla potenza del buio.
Il mugolio sommesso della ragazza che dice "Ho paura". Mi ha risvegliato sensazioni molto forti.
Aggrapparsi, lasciarsi andare. Fammi male, proteggimi. Sii spaventoso, pauroso, enorme, sii sopra di me; contienimi, abbracciami. Sii tu colui che temo, che in realtà sono io stessa colei che pavento, per quello che provo, per quello che voglio provare, per quello dhe desidero. Ho paura. Ho paura.
Chiaro quanto scrivi, si capisce bene quello che vuoi dire.
Un sorriso
Jethro