Seduta sulla mia poltrona in ufficio.
Ho voglia ho voglia ho voglia.
Mi sento la figa aperta, bagnata, vogliosa. La poltrona scompare sotto di me, immagino un cazzo enorme, duro, disincarnato, che mi apre, mi si infila dentro, fino in fondo, mi sbatte, mi entra e mi esce con forza, mi allarga la figa. Mi sento colare.
Sento mani che mi afferrano i polsi, mi costringono le braccia dietro la schiena, mi forzano e mi piegano, mentre il cazzo mi sbatte con più violenza, senza riguardi.
Altre mani mi palpano rudemente le tette, il culo, mi allargano le cosce, le chiappe, mi strizzano i capezzoli, mi tengono ferma; dita mi si infilano in bocca, mi forzano le labbra e si fanno succhiare.
Un altro cazzo mi si appoggia sulla faccia, si struscia, è umido, cola dalla punta un succo salato che ha retrogusto di urina, mi entra tutto in bocca e me la scopa, spingendo con forza fino a soffocarmi, altre mani mi afferrano per i capelli, tirandoli, per tenermi ferma la testa.
Ecco un altro cazzo, questo si apre la strada nel mio culo, premendo, lacerando, mi sfonda brutalmente.
Vengo scopata ovunque, forte, violentemente, mi sborrano dentro, riempiendomi; nessuno bada a me, sono solo un buco da scopare, un buco per sborrare; per ogni cazzo che sborra ed esce soddisfatto ne entra un altro, a ciclo continuo, sono qui per essere usata e mi usano, mi usano. Quelli che attendono il loro turno si masturbano con foga intorno a me, palpandomi, schiaffeggiandomi, pisciandomi addosso.
Non ho più percezioni sensate, lineari, sento solo i cazzi, le mani, la sborra; i volti non esistono, si accavallano solo sensazioni fisiche, il mio venire aperta in tutti i modi in cui posso venire aperta.
Squilla il telefono e torno sulla terra, nel mio ufficio, seduta immobile davanti al computer, gli occhi persi nel vuoto e la figa terribilmente bagnata, tanto da essermi inzuppata anche i jeans.
Un giorno sporcherò anche la sedia, lo so.
E questo pensiero non fa che farmi sentire più troia e farmi eccitare di più.
Appena posso, scappo in bagno a masturbarmi.
Ho voglia ho voglia ho voglia.
Mi sento la figa aperta, bagnata, vogliosa. La poltrona scompare sotto di me, immagino un cazzo enorme, duro, disincarnato, che mi apre, mi si infila dentro, fino in fondo, mi sbatte, mi entra e mi esce con forza, mi allarga la figa. Mi sento colare.
Sento mani che mi afferrano i polsi, mi costringono le braccia dietro la schiena, mi forzano e mi piegano, mentre il cazzo mi sbatte con più violenza, senza riguardi.
Altre mani mi palpano rudemente le tette, il culo, mi allargano le cosce, le chiappe, mi strizzano i capezzoli, mi tengono ferma; dita mi si infilano in bocca, mi forzano le labbra e si fanno succhiare.
Un altro cazzo mi si appoggia sulla faccia, si struscia, è umido, cola dalla punta un succo salato che ha retrogusto di urina, mi entra tutto in bocca e me la scopa, spingendo con forza fino a soffocarmi, altre mani mi afferrano per i capelli, tirandoli, per tenermi ferma la testa.
Ecco un altro cazzo, questo si apre la strada nel mio culo, premendo, lacerando, mi sfonda brutalmente.
Vengo scopata ovunque, forte, violentemente, mi sborrano dentro, riempiendomi; nessuno bada a me, sono solo un buco da scopare, un buco per sborrare; per ogni cazzo che sborra ed esce soddisfatto ne entra un altro, a ciclo continuo, sono qui per essere usata e mi usano, mi usano. Quelli che attendono il loro turno si masturbano con foga intorno a me, palpandomi, schiaffeggiandomi, pisciandomi addosso.
Non ho più percezioni sensate, lineari, sento solo i cazzi, le mani, la sborra; i volti non esistono, si accavallano solo sensazioni fisiche, il mio venire aperta in tutti i modi in cui posso venire aperta.
Squilla il telefono e torno sulla terra, nel mio ufficio, seduta immobile davanti al computer, gli occhi persi nel vuoto e la figa terribilmente bagnata, tanto da essermi inzuppata anche i jeans.
Un giorno sporcherò anche la sedia, lo so.
E questo pensiero non fa che farmi sentire più troia e farmi eccitare di più.
Appena posso, scappo in bagno a masturbarmi.
Kat, sei magnifica!!!
Mi hai fatto venire una tale voglia… Lo sai quanto mi sarebbe piaciuto essere lì con te in quel momento, far parte mio malgrado ad una tale violenza, farmi scopare… dio che dolore lacerante… lo voglio! Desidero esserti compagna nella sofferenza e ci sarò, mia cara… ci sarò! Per sgravarti ed aggravarti di dolore, vergogna e pura sottomissione!
Ti voglio tanto bene e ti voglio e basta!!!
Lady Beatrice
il cervello è la zona erogena più potente che abbiamo.
(detto questo, mi piacerebbe entrare per caso nel tuo ufficio, lo ammetto :-)) )
In tanti vorremmo soddisfarti. Complimenti.