E’ così difficile per me staccare. E insieme così facile.
Difficile perché la mia mente continua e continua a tornare sugli impegni, le cose da fare, le telefonate, le mail, la programmazione settimanale, nonché tutte le questioni burocratiche annesse, e la frustrazione di lavorare non pagata, ancora senza contratto, mentre tutto sta sulle mie spalle, compresi i lavori di casa.
Facile perché mi basta accedere a internet per distrarmi: la mia mente scappa, fugge dalle cose da fare contingenti, si rifugia nel cazzeggio, nei webcomic, nei forum, su facebook eccetera.
Per questo mi è difficile staccare, e mi sento in colpa a riposarmi: perché non riesco a confinare il lavoro nei suoi limiti, in orari definiti, in un recinto preciso e chiaro. Così come il lavoro trabocca e inonda la mia mente, così la distrazione trabocca e sporca il lavoro.
Ma questo lavoro è fatto così, senza orari, senza pace, sempre sulla corda, sempre sul pezzo. Mi dicono.
Bene, non ci sto. Farò questo lavoro, che è ciò che ho scelto e che mi piace, ma mi concederò di farlo con le mie capacità, con le mie forze, senza pretendere da me l’impossibile. Avrò orari, avrò organizzazione.
Avrò riposo.
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