C’è sempre qualcos’altro.
Qualcosa che non ho fatto, o che ho dimenticato, o cui non avevo pensato.
Qualcosa che avrei potuto fare meglio, o di più, o prima.
Sì, me l’hanno detto che non sono onniscente, né ubiqua, né onnipotente; ma non ci ho creduto. Invece, ho pensato che non faccio mai abbastanza; perché quell’abbastanza si sposta sempre un po’ più in là, fuori dalla mia portata. Perché c’è sempre qualcosa che manca, che non è perfetto.
Anche se ho fatto del mio meglio, il mio meglio mi pare sempre poco.
Anche se mi impegno, c’è sempre qualcun altro che fa di più.
Anche se ho tirato a lucido la cucina, il bagno è ancora sporco.
Quello che faccio viene sempre surclassato da quello che non ho fatto, o che non ho fatto ancora, o che non ho fatto bene. Nella mia testa, non ho speranze di poter dire: ecco. Ho finito. Sono stata brava.
Per questo anelo disperatamente a sentirmi dire ‘brava’. Una parola che mi consoli per un po’, che mi levi questo peso dal petto. Un momento di pace, la mente sgombra, la voce che mi incalza finalmente messa a tacere.
Accucciata ai Suoi piedi senza pensieri.