Accade

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Ed ecco che torna, quella botta allo stomaco che temevo di non sentire più e che mi chiedevo come avessi fatto a sentirla in passato. Quel vuoto d’aria quando le parole colpiscono con la forza di un paddle di legno spesso 5 centimetri.

I visceri che si contraggono, lo stomaco in gola, le gambe strette. Sgrano gli occhi senza potermi controllare e poi spero che il collega alla scrivania di fronte non si sia accorto che ho cambiato colore. Fisso le parole sul monitor del mio computer, in fondo alla chat, e sembrano vive. Toccano corde che anelano ad essere toccate proprio in questo modo.

Parole, pensieri, sensazioni. Tutto si insinua sottopelle e mi ritrovo ad essere vulnerabile di nuovo.

Lo desidero e lo temo. Non voglio più stare così male, cazzo. Eppure mi torna il desiderio di sentire fino in fondo, ridere tutte le mie risa e piangere tutte le mie lacrime. Lo sto già sentendo.

“Quello che deve accadere, accade. Anzi. È già accaduto”.

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