C’è un movimento quasi impercettibile ma evidente. Lo vedo nella ragazza alla croce mentre sta venendo frustata e lo riconosco. Lo faccio anche io quando, in quei momenti, il dolore diventa piacere e mi ci abbandono, anzi: lo incoraggio.
È un lieve inarcarsi della schiena, uno sporgere un poco di più il culo. Ci si offre ai colpi, ma non solo; il messaggio sotteso è: ancora, di più.
Dice: Colpiscimi ancora, per favore; colpiscimi più forte. Fammi andare nel mio mondo e fammi restare là a lungo, a galleggiare in quelle acque profonde e buie e accoglienti.
Quella posizione è un aprirsi del corpo e dell’anima, un esporre il desiderio, il bisogno di ricevere quei colpi.
Guardo le persone giocare e sorrido; come sempre, poter assistere al dipanarsi di quell’appagamento è un privilegio e una gioia.
A me piace molto il genere di piacere che raggiunge picchi meravigliosi nel momento in cui viene colpita la slave