Il giorno dopo sono ancora assonnata e sorridente. Non sarei mai voluta venire via.
Ho i lividi sul seno e nell’interno coscia, i segni rossi e precisi della frusta sul sedere, un piacevole indolenzimento quando mi siedo o mi passo le mani addosso.
Ma non è solo questo che mi porto a casa dal Kinksters.
Mi porto il brillare negli occhi di chi ha giocato con me, e nei miei. I sorrisi e gli sbadigli, le chiacchiere in coda per il buffet, il caldo diurno e il freddo notturno, la colazione a bordo lago, lo stretching sotto i bambù; la conoscenza condivisa e l’unicità delle storie così simili di ognuno di noi. Il girare nudi e il mettersi in tiro per la sera, il caffè gratis, le performance, i gadget identitari sfoggiati con gratitudine e gioia.
Il sentirmi accolta, riconosciuta, accettata: me stessa senza vincoli e senza filtri.