Il COVID e il BDSM (o viceversa)

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Dopo tre giorni spettacolari di Kinksters e dopo tre anni di attesa ed essere finalmente andata a vedere il concerto dei Rammstein a Torino, venerdì 15 è arrivato anche per me il momento del covid. C’era da aspettarselo. E’ iniziata così una settimana decisamente pesante: febbre fino a 39, tosse, naso chiuso, testa completamente nel pallone, perdita di gusto e odorato. Una settimana di niente: energie zero per fare alcunché. Divano, Netflix e basta. Beh, e fumetti BDSM.

In tutto questo infatti mi sono resa conto che non mi è passata la voglia di fare pratiche BDSM. Certo, con i brividi e la febbre a 39 la mia priorità era un’altra, ma anche nel rincoglionimento generale sentivo in me quel tipo di desiderio. Eppure è stato un desiderio che si era assopito a lungo, che era stato precedentemente azzerato dall’ansia per il covid, nei primi tempi della pandemia.

Per dire: io sono una persona calorosa, ma durante il lockdown ho sempre tenuto addosso una giacca di pile. Il freddo che provavo non era tanto fisico, quanto mentale: era ansia, non spifferi. Allo stesso modo anche la voglia di sadomaso ha avuto un andamento ondivago, conseguente al mio stato di benessere psichico, più che fisico.

Quando sto male, infatti, mi rifugio nell’anedonia: ogni mio desiderio si ritira in letargo, si chiude su sé stesso e mi lascia con una sensazione di vuoto, di mancanza. In quei momenti non ho voglia, non ho stimolo a masturbarmi o ad immaginare cose, né ad andare su FetLife o altro. Sono congelata. Mi piacerebbe provare desiderio, perché ricordo che è bello; ma non mi viene.

Durante questa malattia non è stato così. Il malessere era fisico, non psichico: passato il febbrone, anche un po’ per consolazione, immaginavo, guardavo, mi toccavo. Ha senso. L’orgasmo è l’unica sensazione che può sovrastare anche il dolore fisico peggiore. Per me funziona, ma solo sul male fisico. Quello psichico mi impedisce non solo l’orgasmo, ma il desiderio di un orgasmo.

Non auguro a nessuno questa malattia, soprattutto per la nebbia mentale: un annebbiamento totale, che ha richiesto sforzi notevoli per fare il minimo indispensabile. Mi consola non solo esserne fuori, ma soprattutto che non mi abbia fatto altro male che quello fisico; che l’annebbiamento non mi abbia fatto ritrarre, ma che, anzi, quella mia natura profonda sia rimasta a cullarmi e ad accompagnarmi fuori

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