Il locale è ruvido e industriale; mi ricorda il Kindergarten. Ci sono le strutture, ci sono gli strumenti, ci sono i dress: tutti in nero (quasi tutti) con lampi di rosso. C’è un coniglietto e una coppia di ragazzi che si cambia tre volte nel corso della serata. C’è il bar, c’è la musica (ed è ottima), c’è il consenso sostenuto, promosso, entusiasta. Ci sono persino i dolci. C’è il gioco, tanto, costante, dappertutto, gioioso, condiviso, donato, fatto e ammirato.
Ma soprattutto ci sono le persone. È dall’interazione con le persone che cresco, imparo, evolvo; con il confronto, le risate, la conoscenza. Sono le persone che fanno questa serata, al di là e al di sopra di qualsiasi altra cosa.