Sfoglio una margherita, un petalo alla volta, come da bambina: il bdsm è sesso, il bdsm non è sesso, lo è, non lo è, lo è, non lo è…
Come sempre, divisa in due. Non mi capisco da sola. Siamo in due qui dentro, in questo cervellino angusto, e ogni volta che ci giriamo ci piantiamo gomitate negli occhi. Che fastidio. Immagino come dev’essere per chi, da fuori, cerca di raccapezzarsi.
Ricordo che anni fa, al moroso, dissi: non mi mettere mai, e dico mai, una mano sulla testa mentre ti faccio sesso orale; è una cosa che mi fa stare male, mi fa sentire violentata; giurami di non farlo mai.
Invece è una delle cose che mi fa eccitare di più.
Non è che dica bugie; non lo faccio apposta. Cambio idea, forse, oppure parto credendo una cosa e poi mi accorgo che non è come pensavo.
Ho sempre tanta paura, questo sì; così che talvolta quello che credo di sentire è invece un inganno della paura, che mi accartoccia i sentimenti, me li copre di cartaccia e mi dice “vedi che roba brutta”.
Desidero e ho paura di quel desiderio.
Nelle mie fantasie il Padrone mi scopa fortissimo, con cattiveria e nessun riguardo.
Nella realtà preferirei che il sesso genitale, la penetrazione, addirittura il sesso orale, proprio non esistessero nelle mie sessioni. Vorrei concentrarmi solo sul dolore, i colpi, la devozione, eccetera.
Però poi mentre sono lì mi viene voglia, eccome se mi viene. E allora?
Allora come al solito non so, mi sgomito in testa e arranco faticosamente in avanti, adesso al guinzaglio, sperando che Lui ci capisca qualcosa e me lo spieghi. A sferzate, possibilmente: inciso nella carne il concetto mi arriva al cervello con più forza.