Ogni tanto mi prende quel momento. Non è bello quando succede. E’ come se mi accartocciassi; mi rannicchio su me stessa e tutto diventa grigio, appannato, triste. Niente merita un mio sorriso.
In quel momento penso:
Non la voglio questa merda di libertà.
Non lo voglio il fottuto controllo della mia vita.
Non voglio, non voglio!!
Voglio obbedire, voglio che mi sia detto cosa fare, voglio stare in un angolo e basta.
Non ce la faccio ad andare in giro a testa alta, a scegliere, a gestire; non voglio farcela; non voglio dovercela fare.
Voglio solo starmene da sola a commiserarmi e piagnucolare e non dover lottare.
Invece no. Invece non deve andare così. Quello che voglio è non cedere più a questa gravità che mi tira verso il basso. Sto combattendo strenuamente con me stessa per levarmi di dosso questa vischiosità, questo atteggiamento che mi appiccica e mi immobilizza, e mi fa stare curva.
E’ faticoso, così faticoso che vorrei non farlo – e ancora qualche volta cerco rifugio nel cibo. Finché ho la bocca piena mi si spegne il cervello. Un tempo funzionava; adesso, non più.
Perché c’è una voce dentro di me che urla, che grida e si dibatte. C’è una me stessa che non si arrende, che va avanti, che mi spinge e dice BASTA FARTI MALE! IN PIEDI! FORZA!
Questa me stessa indomita è la stessa che ha il coraggio di essere se stessa, quella che si sottomette a un Padrone e che dalle Sue parole, dal servizio, dall’obbedienza prende forza e cresce. Perché per obbedire ci vuole fegato, non mi inganno credendo che sia più facile.