Per me, nel bdsm, i limiti e il fatto che debbano essere rispettati sono due cose sacrosante. Ho imparato che ho dei limiti, e ho imparato a dichiararli e a pretendere che siano tenuti in considerazione, da me e da chi gioca con me.
Ad esempio, gli sputi sono un limite per me; mi fanno senso.
Poi, chiaro che so, accetto, desidero che i miei limiti possano essere spinti un po’ più in là; che possano essere messi in discussione. In una scena di umiliazione in cui fossi molto presa, potrei accettare uno sputo, anzi probabilmente mi piacerebbe… ma non in faccia o in bocca. I limiti possono essere spinti con cautela, non travolti.
In un altro contesto, il Padrone mi suggerisce (ordina?): “Impara ad accettare i tuoi limiti!”
Io penso: “Uffffffff sì certo, come no”, incapace come sono di ammettere di non farcela a far qualcosa (cfr post precedente).
Allora: perché nel bdsm non ho (più) problemi o remore ad ammettere, accettare e difendere i miei limiti, e nella vita quotidiana io per prima me li calpesto, incapace persino di riconoscere di averne?