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Chiedo al Padrone quali lavori mi attendono; mi risponde: “Il tuo impegno sono io”.
Ecco, l’illuminazione: togliermi di mezzo. Smettere di pensare alle mie esigenze, ai miei desideri, di focalizzarmi su ciò che io voglio. Spegnermi: esistere solo per Lui, in quel determinato lasso di tempo. Diventare davvero SUA, di Sua proprietà, una cosa di cui disporre. Pormi in un’attesa vigile, e basta.
Mi sono sempre tanto riempita la bocca di questa capacità, come di un fondamento della sottomissione; ma alla prova dei fatti non sono in grado di farlo davvero.
Quando sono lì, una parte di me è effettivamente ricettiva; ma un’altra colora me stessa con un evidenziatore giallo e non vedo più altro che le mie voglie. Allora mangio, per placare con misere attenzioni in forma di cibo questa bambina capricciosa che fa di tutto per essere al centro dell’attenzione.
Adesso, rieducarla non sarà facile. Quale strumento sarà più adatto, non lo so. Quel che so è che è assolutamente vitale e necessario per me riuscirci, perché sta diventando insopportabile e mi rovina la vita.

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