Onirica – VII

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Io e il mio Padrone siamo al munch, che si tiene in un locale su due piani. C’è molta gente, tutti chiacchierano e bevono cocktail. Ci separiamo e io vado a parlare con un’altra ragazza coi capelli ricci e rossi, che nella realtà non so chi sia. Dopo un po’ mi rendo conto che è passato molto tempo, mi sento in colpa, sono distante da troppo dal mio Padrone; saluto la ragazza e vado a cercarlo.
Esco dalla stanza e salgo le scale per andare al piano superiore, ma in cima alle scale Lo vedo. Lui mi guarda e io corro per raggiungerlo, ma quando arrivo Lui non c’è più; mi giro ed è in fondo alla scala, col suo drink in mano, mi guarda e mi fa un cenno con la testa, come a dire: andiamo?, e se ne va nell’altra direzione.
Io scendo le scale di corsa e lo seguo fino dentro un’altra stanza. Ma la stanza è in realtà un luogo aperto, c’è un ampio prato battuto dal sole (ma prima era sera); fa molto caldo sotto il sole, ma in mezzo al prato c’è un albero dal tronco reclinato e le fronde protese verso l’alto, che fa ombra. Penso che sarebbe ottimo stendermi lì per dormire, nella frescura dell’ombra.
Ma da dietro il tronco esce un grosso cane, forse un lupo, col pelo fulvo e screziato di nero simile a quello di una iena; di colpo so che è il mio Padrone, che ha la capacità di trasformarsi. Mi ringhia contro, col pelo ritto. Ho paura, ho fatto qualcosa che lo ha fatto arrabbiare, forse, capisco che mi attaccherà e mi sbranerà. Ma so che anch’io ho la facoltà di trasformarmi: mi concentro e mi chino in ginocchio, mutando in cane.

Il sogno diventa strano. Lo vivo in prima persona ma come se fossi dentro me stessa, all’interno della forma di cane. Sono sia io-umana, sia io-cane.

Il mio Padrone trasformato mi viene incontro, io mi getto a terra in segno di sottomissione, il muso rivolto a Lui; Lui smette di ringhiare, mi annusa, mi lecca. Gira dietro di me; mi pianta una zampa nella schiena, schiacciandomi a terra. Annaspo, cerco di divincolarmi ma mi tiene ferma. Lo sento appoggiarsi, scivolare, e infine entrare dentro di me.
Mi monta con violenza e quando ha finito scende e se ne va. Io resto lì a terra, ansimante ma riappacificata.

Mi sveglio con la bocca aperta e il fiato grosso.

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