Fuoco!

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E’ già notte inoltrata, la temperatura è scesa e fa persino freddo, soprattutto con la micro tutina di ecopelle che ho addosso. Ci avviciniamo al tavolo del ragazzo che fa fire play, Gram. Sembriamo degli acquirenti timorosi davanti ad una bancarella di delizie. Siamo molto incuriositi e interessati, tutti, forse per motivi diversi, forse con aspettative diverse, ma tutti e tre attratti. 

Lei lo conosce già, così attacchiamo bottone. 

Ci guardiamo e ci chiedi: volete provare? sì? E noi: sì! 

Sì, abbiamo voglia, siamo tese, è la prima volta che ci troviamo insieme in una situazione di gioco e abbiamo paura di sbagliare, o di stare male. Abbiamo bisogno di sentire, di abbandonare i pensieri e lasciare andare. 

Facciamo un po’ di complimenti e lei va per prima; Gram ci spiega con cura le misure di sicurezza che dovremo seguire: togliere tutti i gioielli (anche il collare!) e tutti gli indumenti, ovvero tutto ciò che possa arroventarsi o incendiarsi; avvolgeremo i capelli in un asciugamano umido per scongiurare il rischio che si infiammino; e ci bagnerà d’acqua. Il suo approccio ci piace e ci rassicura, e ci spinge verso la via più sana: non entrare in competizione, non voler strafare, pensare alla sicurezza, a provare ma senza esagerare. 

Lei si stende, nuda, Gram la spande d’acqua e lei strilla per il freddo. E poi, scende il fuoco. 

La carezza con la bacchetta infuocata e le fiamme si appoggiano sulla sua pelle, indugiando per un istante, prima che lui le estingua passandoci una mano. Lei strilla, ride, parla, lancia singulti. I suoi capezzoli prendono fuoco e bruciano per un lunghissimo istante ed è una vista affascinante e incredibile. Gram controlla il fuoco con attenzione, e lo amministra con compiaciuto sadismo. Tu ti avvicini a lei e le tieni la mano, ti chini sul suo viso e vi bisbigliate qualcosa e la vostra intimità è così bella, mi commuove che ti prendi cura di lei con la vicinanza e il contatto, mentre un altro le passa addosso una cosa viva e pericolosa come il fuoco. Le fiamme le lambiscono la carne ed è un movimento così veloce ed al contempo così forte che non so immaginare che sensazione dia. Ma non devo aspettare a lungo per scoprirlo, perché poi tocca a me. 

Mi stendo a pancia in giù, in pensiero che mi vengano i crampi per il freddo: il letto (tavolo) su cui mi stendo è bagnato dell’acqua sparsa prima su di lei, ed è un bene in termini di sicurezza. Bagna anche me con l’acqua gelida, fa freddo e tremo. E poi, scende il fuoco. 

Sento il calore avvicinarsi e intensificarsi. Poi, brucia, scotta e scivola. La pelle avvampa per un attimo che pare eterno, il calore mi avvolge, mi mangia. Sento la fiamma fermarsi sulla pelle e l’emozione che suscita è potente e non è ancora paura: è stomaco che si chiude, sobbalzo del cuore ed è singulto subito prima della paura. 

Il calore bruciante è così forte e intenso e breve e diffuso che scendo dentro di me: la sensazione mi avvolge e mi spinge giù, nel sentire, nel piacere del dolore. Mentre il fuoco avvampa sulla mia schiena ho quasi un orgasmo. 

Mi giro, con la testa che gira, per provare anche sul davanti. Di nuovo l’acqua, il freddo: il contrasto di temperatura mi fa tornare su e tremare ancora. E poi di nuovo il fuoco. Adesso vi vedo, anche, accanto a me, a guardarmi. Sento la tua mano che stringe la mia e vedo lo sguardo di lei che, come il mio prima sul suo, osserva affascinata la danza delle fiamme sul mio corpo, il capezzolo che brucia, la pelle che si increspa. Oltre alla percezione che sento, assaporo anche il suo sguardo, poiché so cosa sta vedendo e come sia affascinante. 

Come esseri umani, il fuoco ci attira e ci spaventa, e non possiamo smettere di osservare le fiamme danzare anche e soprattutto quando sono così vicine. 

Quando scendo sono elettrizzata come appena scesa da una giostra. E’ stato un gioco forte eppure leggero: abbiamo riso e parlato tutto il tempo, non è stata un’esperienza di immersione e di silenzio, anzi; eppure lo stesso la potenza della percezione è stata enorme. 

Gli occhi di tutti e tre brillano di gioia ed emozione; abbiamo rotto il ghiaccio, anzi, lo abbiamo sciolto. 

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