Su FetLife seguo e leggo un’autrice molto brava, AncillaL. E’ una masochista piuttosto estrema, quindi spesso mi succede di trovare i suoi scritti un po’ eccessivi per i miei gusti. Ma ehi, your kink is not my kink but your kink is ok. Al di là delle pratiche, tuttavia, scrive molto bene (in inglese) ed esprime emozioni in cui mi rispecchio, o che mi fanno riflettere.
Ho letto di recente un suo testo intitolato “It always feels like the first time” dove dice che sa di avere sempre desiderato quelle cose, fin da piccola: la violenza, l’essere colpita, battuta, il sesso brutale; e che la cosa più sconvolgente, una volta provato, era stata che “it made the whole world make sense”: aveva dato un senso a tutto.
Anche per me è stato così: la prima volta che ho provato il BDSM ho pensato: non devo più stare a dieta. Che per me era rivoluzionario: non devo più inseguire un benessere: è qui. Non devo più cercare di andare bene: è già così. Mi è stato chiesto “Come ti senti?” Ed ho risposto – per la prima volta, allora, spontaneamente, perché sentivo che era quella la risposta giusta, e da lì in poi ho sempre risposto così a questa domanda in quel contesto – “Mi sento al mio posto”.
Ed era così. Improvvisamente il mondo aveva un senso.
Tutto era andato al suo posto, me compresa. Tutto andava bene, tutto sarebbe andato bene: ero pacificata, allineata con l’universo.
Nel tempo, sono cambiata io e sono cambiati i dominanti con cui sono entrata in relazione, e le cose non sono sempre state così lisce (mi sono anche rimessa a dieta), ma quella sensazione di senso non ha mai smesso di essere vera. Ho sempre ritrovato il senso di me stessa e del mondo nell’essere sottomessa, a terra, battuta, umiliata, costretta, aperta, denudata.
Quello che ricevo in quei momenti è molto di più di quello che appare: recupero la pienezza di me, la serenità del tutto, la pace di un universo colmo di significato.