Sono preda delle mie sensazioni.
Quando accelera all’improvviso, facendo rombare il motore e schizzando lungo la strada sgombra; quando alza il volume di quei suoi pezzi dubstep, distorti e inascoltabili, fino a livelli da denuncia; quando si aggiusta in testa il cappello e inforca i suoi occhiali da sole fascianti…
…i capezzoli mi si induriscono e la figa mi si contrae, al passo col torcersi delle budella. Lo stomaco mi si strizza in una morsa, schiacciato contro il sedile dell’auto dall’accelerazione, dai bassi nelle casse, e non vorrei reagire così, dio se non vorrei.
Questi atteggiamenti che normalmente considero tamarri, nel sedile posteriore della sua auto mi soverchiano e non posso impedirmi di eccitarmi. Mi riduco ad uno stato animale, istintivo, in cui queste dimostrazioni moderne di forza hanno presa. E più mi dibatto cercando di oppormi, più la sua presenza alfa penetra in me, sfondando le mie difese, facendomi arrossire e abbassare il viso.
Socchiudo le labbra, ansimo, e spero che non mi stia guardando nello specchietto.