I suoi occhi sono azzurri ma bordati di nero.
Non come quegli occhi di un turchese così chiaro, così labile, che si disperde nella sclera come una pozza d’acqua bassa, limpida e tranquilla, che non riserva sorprese.
I suoi somigliano più a un lago di alta montagna: circondato da alte rupi che gli si riflettono dentro e lo scuriscono, dandogli una profondità cupa, fatta del riflesso di altitudini ostili. Quelle vette così ripide, così ardue da scalare, divengono abissi inconoscibili. Appena sotto la superficie piatta si nasconde il gorgo pronto a inghiottire.
Così i suoi occhi mi divorano, conficcano in me i loro ghiacciai.