Mi piace sentirmi potente; indipendente, sicura di me. Sbruffona, anche. Cammino a testa alta, nulla mi turba, non me ne frega di niente. Sto bene da sola, certo. Non ho bisogno di niente e di nessuno. Pfui.
Appena sotto questa patina di unto, che mi spalmo addosso sperando di brillare, mi tormento il bordo dell’abito con le mani. Mi mordo le labbra e vorrei non comportarmi da riottosa. Vorrei essere più forte, sì, ma di quella forza vera che non richiede di essere messa in mostra, perché non è apparenza. Una forza che mi permettesse di far bene ciò che ci si aspetta di me, non di trovare scuse per non farlo.
Il tempo a volte passa così lento, così vichioso.
Adesso, mi impegno con tutte le mie forze per non prolungare una distanza che, di solito, faccio finta di non sentire, o di non considerare dopotutto così importante per me. Mi lascio cadere di dosso quella vuota dimostrazione di forza e cerco di caricarmi, invece, della mia debolezza, che è tanto più pesante. La porterò sulle spalle finché mi renderà veramente forte.
Con la coda tra le gambe, ubbidisco.