L’appartenenza al mio Padrone è cresciuta in me poco alla volta; come un’edera che lentamente avviluppa una pianta, essa si è fatta strada in me a legarmi il cuore.
All’inizio era una piccola piantina; la guardavo e dicevo: “Che carina!”, e come una bimba curiosa e cattiva dell’innocente crudeltà dei bambini provavo a strapparla. Ed essa in effetti si faceva strappare, ancora così piccina: i minuscoli tralci cedevano e mi abbandonavano. Allora terrorizzata lasciavo andare, e appoggiavo nuovamente quell’ederina alla pianta del mio animo perché tornasse ad abbracciarmi.
Ed essa è cresciuta, si è stretta attorno a me; se anche ora provassi a tirarla, non cederebbe. Le sue spire mi avvolgono, mi stringono in un abbraccio che non soffoca, ma protegge e sostiene.
Ogni giorno scopro che i suoi tralci si sono fatti strada in anfratti di me che non conoscevo.
Mi abbandono a questo abbraccio che mi decora l’anima.