Stesa sul tavolo, aperta, tengo le palpebre chiuse, tentando di non guardare in viso il Padrone (non mi è permesso) e di non abbagliarmi coi faretti sul soffitto. Giro la testa, mi contorco, i muscoli che si contraggono in spasmi di dolore al susseguirsi dei colpi, della cera, di tutto.
Apro gli occhi cercando un appiglio, un sollievo, un aiuto. E vedo Lei.
Sorride trasognata, guarda Lui, osserva quello che mi fa e come io reagisco. Allunga le mani per graffiare, colpire, toccare anche Lei. Bisbiglia per attirare la Sua attenzione; mentre Lui infierisce col cane, Lei gli fa cenno e mi accarezza l’esterno coscia, immagino suggerendo il prossimo bersaglio, e rabbrividisco.
E’ sempre così sorridente, allegra, giocosa; mi manda faccine sul cellulare, immagini bdsm, foto dei piatti deliziosi che cucina. Ride e scherza con me tanto che spesso dimentico che è la mia Lady, la moglie del Padrone, che Le devo un profondo rispetto e che ci deve essere un certo distacco, anche se non tanto quanto con Lui.
Vederla ora così compresa di quanto sta accadendo, con quel sorriso dolce e sadico sul viso, affascinata dalle possibilità di infliggermi dolore, dal mio contorcermi, divertita… mi fa scendere il cuore nello stomaco. Mi ricorda chi è, chi sono io, quali sono i nostri ruoli l’una verso l’altra.
Mi brillano gli occhi al brillare dei Suoi; mi si mozza il fiato in gola al Suo dimostrarmi quanto può essere sadica – tanto che confondo la Sua mano con quella del Padrone.
Sorrido a vederla sorridere mentre mi guarda, per un brevissimo attimo sospeso, tra un colpo e l’altro; torno a strillare e saltare e, mentre richiudo gli occhi, mi rimane l’immagine del Suo viso che si illumina e del Suo sorriso che si fa più grande.