Quando devo fare qualcosa per me stessa non sono in grado di farla.
Una volta, il mio precedente Padrone si era esasperato con me perché ponevo una spaventosa resistenza passiva a fare delle cose che mi facevano stare bene. Semplicemente non le facevo; persistevo in comportamenti abitudinari che mi danneggiavano. In una serata di confronto lui mi si pose davanti, allo stremo, cercando di farmi capire che era una cosa importante, che era per me stessa che dovevo farlo.
Io scoppiai a piangere e urlai: ma per me farlo per me stessa non è una motivazione abbastanza forte! Ti prego Padrone, dammi un ordine!
Allora lui si rialzò (era chino su di me) con una luce di comprensione negli occhi – sebbene fosse di certo allibito e perplesso. Ma si prese carico di quella mia incapacità di prendermi cura di me e mi ordinò di farlo.
Ricordo con chiarezza il senso di sollievo che mi diede il ricevere un ordine.
Il tempo è passato ma non sono cresciuta, in questo. Ancora, io per me stessa vengo sempre per ultima. Per me stessa non faccio mai nulla. Riempio il mio tempo di impegni per gli altri e quando è il momento di fare attenzione a me un incomprensibile disagio mi soverchia e tergiverso; trovo altri impegni per qualcun altro e rimando ad un tempo che non verrà mai ciò che avrei dovuto fare per me – leggere, scrivere, mettermi la crema, mangiare cibo sano, qualsiasi cosa.
Ora la sfida più grande che mi pone il mio Padrone è dimostrargli di sapercela fare da me.
Non mi resta che appigliarmi alla consapevolezza che ciò che faccio per prendermi cura di me in effetti è una cosa che faccio per Lui: mi prendo cura della Sua proprietà – cioè io.
E chissà che infine non impari a fare le cose per me e basta.
Quello di cui ho paura e’ che, una volta che sarò forte ed autonoma, in grado di prendermi cura di me, allora non avrò più bisogno di un Padrone, perché sarò Padrona di me stessa.
E non voglio.