Ho sonno, le palpebre pesanti, lo stomaco un po’ sottosopra. Mi pare di avere fame ma è il mio cervello che arranca, reclama riposo o zuccheri.
Non intendo mangiare; non mi va di dormire. Cerco di tirare allo spasimo.
Ma la tensione che sento è anche di carne, di sensi. Non sto solo lavorando. Ho addosso un flusso caldo che mi avvolge, che mi culla e mi sussurra desideri.
Mi abbandono tra le coltri non solo tra le braccia di Morfeo. Mentre la stanchezza mi soverchia, riapro gli occhi e annaspo come un naufrago ad abbracciare, a toccare, a stimolare e a farmi trasportare dal calore che sento.
Appena sotto la superficie del sonno, della stanchezza, si agita instancabile il desiderio.