Da masochista, amo sentire la mano di un sadico.
Forse potete pensare che non si senta la differenza; che il lamentarsi dei “famolostranisti” siano prese di posizione presuntuose, fatte per quel senso di superiorità di chi si sente di fare “vero bdsm”; che una pratica è una pratica ed è quella. Non è così.
Da masochista, vi assicuro che si sente la differenza se a colpire è un sadico o uno che ti dà la pacca sul culo a pecorina e finita lì.
Ho provato a chiedere a partner incuriositi di sculacciarmi: due, tre colpi, forse dieci, e poi le loro mani andavano altrove, palpavano, e si passava al sesso. E quei colpi erano così noiosi. Deboli, senza trasporto, meccanici, persino perplessi. Ma non posso fargliene una colpa: errore mio di chiedere un atto sadico a un non sadico. Non erano in grado di capire e di sentire il mio desiderio masochista né tantomeno di trarne piacere.
Riesco a sentire, attraverso l’impatto, attraverso le corde, attraverso gli sputi, che l’altro trae piacere dal dolore che infligge. Lo sento indulgere in quel dolore. Non ha fretta di arrivare da qualche altra parte (a scopare, per esempio). La sessione non è un intermezzo necessario per poi fare altro, non è un preliminare: è quella la cosa importante, il fulcro centrale.
Poi magari si fa sesso, o magari no. Ma per me quello non è un punto di arrivo e la sessione non è un passaggio. E sento se è così anche per l’altro.
Così come mi piace abbandonarmi nelle sensazioni derivanti dal dolore e dalla costrizione, posso riuscirci solo se la persona con me ama assaporarle quanto me. Se vengo accompagnata, un passo alla volta, un colpo alla volta; allora dono la mia sofferenza a chi la sa apprezzare, a chi la desidera, e mi sento completa, felice: ho uno scopo e il mio piacere masochista appaga anche il suo piacere sadico.
Non esistono solo i sadici, io ad esempio non lo sono, ma amo far godere la slave attraverso la verberazione, le fruste, ma soprattutto la sculacciata sulle ginocchia otk, il contatto diretto col suo corpo e le sue sensazioni e i suoi suoni, un piacere goduto in due…
L’importante è l’intenzione che muove la mano. Se l’azione viene compiuta senza piacere nell’azione stessa, chi la riceve lo sente.