Una volta provato il BDSM, se è la tua cosa, non si torna indietro.
Non si torna più al caro vecchio sesso vanilla, quello semplice, quello “normale”. O meglio: si può ancora fare, ovviamente; si fa. Ma non è più la stessa cosa. Per quanto bello, non si può più fare solo quello. Almeno, per me è così.
Dice Janet nel Rocky Horror Picture Show: “I’ve tasted blood and I want more”. Ed è proprio così.
Quando ho letto che si poteva fare, che non era solo una mia fantasia, è stata una rivelazione. Quando l’ho provato, è stato un riconoscimento: era una cosa che conoscevo già, che la mia carne sapeva, che mi apparteneva come io vi appartenevo.
La prima volta che ho fatto sessione ho sentito che tutti i pezzi andavano a posto, che avevo trovato La Risposta. Ero completa, finalmente. Mi sono sentita brillare.
Poi non è stato così semplice, neanche un po’. Ma non sono tornata indietro. Anche nei momenti più bui in cui le cose non andavano bene e stavo male, non ho pensato di non volerlo più fare. Sapevo che lì c’era una parte importante di me, una voce che dovevo ascoltare, un desiderio che volevo soddisfare; serviva solo farlo bene, con le persone giuste per me, nel modo migliore per me.
Non è una cosa che faccio giusto per divertimento, di cui potrei fare a meno.
Non è nemmeno una cosa che faccio. E’ una cosa che vivo.