Burrasca

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Sotto uno dei bambù del salone mi accarezzi le braccia e inizia la legatura. Il respiro cambia e mi immergo dentro di me. Forse c’è qualche elemento esterno che interferisce: sento l’altra ragazza legata all’altro bambù che geme; ripenso all’ultima volta che sono stata qui, in aprile.

Mi imbavagli e mi bendi e le corde stringono, mi sposti, mi mordi, mi premi le dita nella carne.

Chiusa in me nuoto nelle mie profondità. Ad un certo punto, però, riemergo. Ma non sono a riva: sono ancora in mezzo all’oceano della mia coscienza. Il cielo è plumbeo, la superficie scura; tutto è buio. Sono le acque in cui di solito sono immersa, che mi avvolgono e mi abbracciano; adesso, invece, sono in superficie.

E il mare è in burrasca.

Sono in balia delle onde: emozioni, pensieri, ricordi. Vengo trascinata e non c’è calma. Sto facendo un viaggio distante da te, forse distante da dove volevi portarmi. Non so cosa sia successo: sono naufragata. Non ho appigli e qualcosa cerca di farmi affogare: tutti i miei pensieri neri mi ribollono intorno. Tornano esperienze passate andate male, cose che ho sbagliato, tentativi falliti; sentimenti, relazioni, tutto ciò che ho perduto. Tutto ciò che mi tormenta.

Ti sento slegare i nodi e iniziare a sciogliere la legatura, riprendo fiato. Percepisco uno spiraglio di luce. Penso: ecco, quando questa corda sarà sciolta, mi sarò perdonata.

La corda tira, si stringe di nuovo, si allenta, mi avvolge e mi scorre addosso; il mio oceano mi trascina nella tempesta ma ho trovato un appiglio per restare a galla, per navigarlo anche senza averne controllo. Alla deriva nella burrasca che si sta placando. Sono l’oceano e sono il naufrago.

La mia carne si scioglie allo sciogliersi delle corde, mi pare di espandermi, di versarmi sul pavimento. Mi togli la benda e sono stravolta. Non so dove sono stata questa volta, come sono finita in quel naufragio, né se sia davvero tornata a riva o se sia solo aggrappata ad un relitto che mi sta dando un po’ di sollievo. Ma respiro.

Ci metto forse un’ora a riprendermi e ancora mi resta addosso una malinconia struggente, una compassione lacerante verso me stessa e tutto quello che è stato.

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