E’ una tensione spaventosa quella che sento, un desiderio bruciante che mi soverchia e mi rivolta come un calzino; mi pare di aprirmi in due fino a scoprire l’anima, sporgendomi e implorando in silenzio che mi metta una mano tra le gambe.
E poi quando accade mi blocco, ho paura, non so cosa mi prende. Come chi ha troppa fame e quando raggiunge il cibo vomita.
Ho paura delle mie stesse sensazioni, delle mie emozioni, dei miei desideri; della forza di questo spasimo che mi tira verso di Lui e mi fa bagnare e fremere.
Intanto questa tensione mi trabocca dentro e devia il corso del mio fiume verso il cibo. Confondo una fame per l’altra e resto sempre insoddisfatta. Peggio: mi abbuffo e sto male fisicamente, oltre che per la pesantezza della digestione per la sensazione orribile di pienezza, il disagio di essere fuori controllo, il disprezzo che provo per me stessa quando ingrasso.
Mi sembra impossibile riuscire a placarmi, distendermi, trovare pace.
Non voglio una pace che sia un ottundimento dei sensi, no; desidero una pace che sia il lasciarmi scorrere dentro tutto ciò che deve, che vuole scorrere: percezioni, emozioni; lasciarmene pervadere ed assaporarne il flusso senza ostacolarlo, senza deviarlo.
Desidero essere inebriata, non sedata.