Ho imparato tempo fa che quando ho paura è il momento di osare. E anche che quando faccio fatica la cosa migliore per superarla è fare più fatica.
Ma continuo a impararlo. Ad applicarlo ad aspetti diversi.
Quando sto male è uno star male che mi distrae da tutto il resto, mi è difficile lavorare, non sono concentrata, mi dà fastidio tutto, sono a disagio con me stessa.
Il maggior star male però mi deriva dal non voler star male: dall’oppormi alle mie emozioni negative. In questa opposizione non accetto/ammetto/riconosco queste emozioni, vorrei non provarle – così immagino cose peggiori (forse per giustificarmi?) e finisco per stare peggissimo. Mi metto da sola in uno stato d’animo negativo.
Per questo, per stare meglio, è fondamentale che io faccia fatica. Che affronti la fatica dello stare male, invece di cercare di evitarla.
Ascoltare la fatica: tendere i muscoli, concentrarmi invece di distrarmi, immersa nel momento, nel predicament della vita, con il cuore che arranca sull’ostacolo e lo sguardo che si alza a guardare, se non la meta, l’orizzonte immenso che si spalanca a me come una promessa.