Il valore di quello che hai già

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Me lo spiega così il responsabile acquisti che ha bisogno di un’estrazione di dati del magazzino: se ha già in magazzino le quantità necessarie di quello che dovrà spedire ai clienti entro il mese, qual è il valore di quella merce? Quanto vale quello che hai già?

Per un attimo mi sospendo. Un pensiero mi attraversa. Mentre mi riprendo e mi metto a spiegargli come estrarre quel dato nel programma, lascio che quel pensiero mi galleggi nel fondo della mente, aspetto che sedimenti.

Qual è il valore di quello che ho già? Conosco davvero le mie giacenze? Sono consapevole di ciò che ho – e non dico solo le cose materiali, naturalmente, e nemmeno solo le relazioni che ho in essere. Ma le mie risorse, le mie capacità, i miei pregi (ma anche i difetti), le cose piccole ma buone, le nozioni che ho imparato, le memorie che conservo, i pensieri che penso. Tutte queste cose, che indubbiamente mi appartengono, hanno valore, anche se spesso non ci penso, o finisco per focalizzarmi invece su ciò che mi manca, su quello che dovrò acquisire o che penso mi sarebbe necessario.

Ma io ho già delle cose. E per averle le ho pagate, con la fatica e il sudore e le lacrime, anche, talvolta. Qual è il valore di quello che ho già, per me? A questo voglio pensare. È questo un dato che desidero estrarre da me, perché mi è importante e utile conoscerlo.

Perché quel valore esiste ed è più alto di quello che penso.

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