Patisco sempre un po’ l’assenza, anche se mi riempio di cose da fare per non pensarci, per non dare retta alle voci che mi dicono che non sono abbastanza brava (perché dovrei essere più disponibile per te).
Quando arrivo sono colma di aspettativa, anche se sono talmente colma da non rendermene conto: mi sento tranquilla, senza necessità. Ma in verità ho voglia.
Passa una serata molto tranquilla. Poi, quando già è tardi, mi attivi: mi provochi, mi sculacci, mi spingi e mi fai salire a galla quella voglia che avevo, che trabocca e mi inonda. Mugolo e ti imploro con gli occhi.
E tu ti neghi.
Mi metti a quattro zampe sul divano, il culo per aria, e ti siedi ad osservarmi smaniare e scondinzolare, sperando in un orgasmo che non arriverà mai. Ridi godendo della mia smania, della voglia insoddisfatta che mi agita.
Il giorno dopo, per tutto il giorno, seduta al tavolo del cliente, davanti al pc a lavorare, concentrata, continuo a sentirmi pulsare. E’ come essere seduta su una graticola; mi ci hai messa tu e continua a friggermi, qui sotto, tra le gambe. Una sensazione di sottofondo che reclama attenzione, che non riesco ad ignorare mai del tutto, che mi accompagna e mi ricorda a chi appartengo.