Non so come sono arrivata lì. Il sogno inizia in medias res, nel mezzo dell’azione già in corso.
Sono nuda, in ginocchio; le braccia legate, stese, dietro la schiena, in uno strappado scomodo e doloroso; la corda è fissata in alto al bambù. Sono costretta a chinarmi in avanti, a offrirmi.
Ti avvicini lentamente e ti metti davanti a me. Mi entri in bocca fino a che non appoggio le labbra sul tuo pube e mi trattieni lì tenendomi per i capelli. Ti sento fino in gola e spasimo per resistere. Tengo gli occhi chiusi e ansimo, sbavo, mi agito.
Sono scomoda, dolorante, a disagio e bagnata fradicia. Ho una voglia terribile ma sono bloccata, non posso toccarmi e tu non mi fai niente, mi tieni solo quella mano sulla testa.
Ho così tanta voglia che mi risveglio, ma ho anche ancora sonno. Mi riaddormento e sogno di ripensare a quel sogno, e sogno di masturbarmi pensandoci.
Infine mi sveglio del tutto, senza avere goduto né in un sogno né nell’altro.
Il resto della giornata scorre denso come il bagnato che mi resta tra le cosce.