La legatura inizia come sempre, dal TK: mi prendi le braccia e me le porti dietro la schiena, fai scorrere la corda e mi immobilizzi. Hai le mani fredde e mi regali brividini. Mi appendi al bambù, senza sollevarmi, e inizi a stringere ancora più corde intorno al mio corpo. Mi blocchi le cosce, e poi i polpacci e i piedi; mi stringi una corda intorno al ventre.
Sono totalmente costretta, in un equilibrio estremamente precario.
Mi bendi gli occhi e mi abbandono del tutto alle tue corde. Mi fai girare su me stessa, appesa. Mi colpisci con le mani e col gatto a nove code, su tutto il corpo.
Ansimo.
In un momento preciso, sento il sesso che mi si contrae. Non l’avevo mai sentito così chiaramente. Ho sempre sentito l’eccitazione pervadermi come un calore diffuso e un bagnarmi fluido, continuo. Adesso invece sento la stretta dei muscoli che si contraggono, che desiderano: il sesso che si apre, che chiama. Apro gli occhi dietro la benda, per lo stupore e la sorpresa di quella contrazione improvvisa. E torno a chiuderli per restare immersa nelle sensazioni.
Reclino la testa all’indietro per accogliere i colpi che mi doni sul seno. Perdo l’equilibrio e resto attaccata al bambù, giro, mi colpisci dovunque, non so dove sei. Mi metti una mano in bocca, la lecco.
Dopo un tempo che non so definire mi sciogli e come tutte le volte mi dispiace: vorrei restare in quel luogo altro per sempre. Ma mi ritrovo stesa a terra, accompagnata dalle tue mani ora roventi, liberata, senza più la benda.
Apro gli occhi lentamente e resto di stucco. Giro la testa: non sono dove pensavo di essere. Credevo di essere rivolta in un senso, mi ritrovo stesa nell’altro. Nella tua legatura, nelle sensazioni, ho perso l’orientamento; sono rimasta realmente alla tua mercé.
Tu sorridi compiaciuto, io sorrido felice.