Il pilates per me non è semplice ginnastica: è terapia fisica per mantenere in asse la mia schiena, dove le mie vertebre tendono a fare un po’ di testa loro. Il lavoro di rafforzamento del core (muscoli addominali e lombari) mi serve da busto naturale, per evitarmi dolore e pratiche più invasive e pericolose.
Ma non solo.
E’ terapia fisica anche nel senso che mi aiuta a mantenermi in contatto con il mio corpo, con cui ho un rapporto diciamo conflittuale. Ma ho bisogno di sentire il mio corpo, di scendere dalla torre d’avorio che è la mia testa e calarmici, diventare percezione fisica.
In qualche modo, il pilates attiva sensazioni simili a quelle che provo in sessione. Simili ma contrarie: nelle corde mi lascio andare, sul reformer devo mantenere il massimo controllo, stringere muscoli, fare attenzione alla posizione della schiena, del bacino, delle gambe, di tutto.
Eppure allo stesso modo finalmente spengo il vociare dei miei pensieri e sento col corpo. Respiro, riposo nello sforzo, mi rilasso nella fatica fisica.