Riconoscersi

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In piedi, con il cappuccio in testa che mi blocca dentro me stessa, le sensazioni che mi rimbalzano dentro senza che possa vedere, la pinza sulla lingua che mi fa sbavare dolorosamente, le mollette addosso che mi fanno gemere, le mani bloccate dietro la schiena, le caviglie legate insieme, nuda, con le mutande a mezza coscia, davanti a te.
Ti sento, sento il suono di te che ti sposti, di te che mi guardi, in queste condizioni, davanti a te.

Nel rumore bianco che sempre invade il mio cervello quando scendo nel modo migliore dentro me stessa attraverso il bdsm, un pensiero si forma: ecco, mi piace. Sono una persona a cui piace tutto questo: il dolore, l’umiliazione, essere legata e bendata alla mercé di un uomo che mi fa questo.

E’, forse, un’epifania.

E’ vero: mi piace. Lo cerco. Posso goderlo. Posso, davvero? Posso, Padrone? …Posso, davvero.

Aggiungi una, due mollette tra le mie cosce: ho un singulto e sento il calore attraversarmi, sciogliermi e colare da dentro di me, tra le mie gambe. So che mi toccherai e troverai la prova che mi sta piacendo, che mi piace il dolore della carne pizzicata, mi piace l’umiliazione della bava che cola, mi piace la sensazione di essere inerme, bloccata, aperta, vulnerabile, a tua disposizione.

Oggi non lo combatto: lo abbraccio.
Oggi non penso che il modo giusto per goderlo sia viverlo attraverso un velo di sensi di colpa, di vergogna. Oggi lo riconosco, riconosco me stessa in questo, fino in fondo. Oggi lo dico, oggi lo grido. Oggi lo accetto. Anche la vergogna, certo. Sì, sono io.

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