Il giorno dopo i pensieri mi attraversano nei momenti meno opportuni, a sorpresa, senza preavviso alcuno. Succede a caso, mentre sto installando un programma o preparando una query, mentre sono concentrata o mentre sono distratta, mentre sono seduta o in piedi. E’ come un brivido, una scossa. Un’immagine si forma nella mia mente e si impone alla mia attenzione.
In ginocchio, nuda, che ti supplico.
Spinta a terra, la lingua sui tuoi piedi.
La tua presa sui miei capelli.
Tu che mi entri dentro, dove vuoi, ruvido e veloce. Fino in fondo.
Gli schiaffi. Gli sputi. I colpi sul culo.
Il mio sguardo si fa di colpo annebbiato; è come se fossi di nuovo lì, con te, ai tuoi piedi, aperta. Anelo ad esserci ancora. Ci sono appena stata e non mi basta: ancora, per favore.
Il cervello mi barcolla nella scatola cranica, fatico a rimettere a fuoco il lavoro, stringo le cosce e chiedo al collega di ripetere quello che mi ha appena detto, fingendo un’indifferenza che non ho.
Il giorno dopo – i giorni successivi – il pensiero di te non mi abbandona mai.