Sono stata così tanto insoddisfatta e così a lungo (senza quasi rendermi conto di cosa e quanto mi mancasse) che ora questa insoddisfazione fisica che provo, questa privazione che mi tiene costantemente tesa e vogliosa, mi riempie di una tale soddisfazione che correrei gridando di gioia sotto la pioggia battente in preda al mio desiderio bruciante, alla mia figa affamata e tenuta a stecchetto.
Come quando sto a dieta mi aumenta la fame, così negata dell’orgasmo me ne aumenta la voglia; questo appetito persistente aumenta la sensibilità di tutti i miei sensi, donandomi un’esistenza sessualmente amplificata, in ogni singolo minuto della mia quotidianità. Percepisco con chiarezza in ogni momento la presenza del mio sesso perennemente umido.
Deprivata, desidero di più.
Desiderando di più mi concedo di desiderare, di accettare il mio essere così tanto vogliosa, finalmente.
Quindi, mi godo ferocemente il piacere fino all’ultima goccia, fino al più piccolo brivido, fino a non poterne più. Cavalco ogni minima carezza, ogni sfioramento, ogni tocco delicato o ruvido; assaporo tutto il sesso che faccio e tutte le stimolazioni che mi vengono concesse.
Accolgo la me stessa troia come il figliol prodigo da tempo scappato di casa, con feste e canti di giubilo.