Non mi sento mai abbastanza.
Vedo foto e video di slaves che fanno (cui vengono fatte) cose che so che non mi piacciono, che non posso fare per limiti personali o proprio per limiti fisici (dannato mal di schiena), o ne sento parlare, o le vedo dal vivo… e quello che sento è una fitta al cuore, all’orgoglio.
E lo stesso nella mia vita quotidiana: lavoro, faccio, brigo, ma non riesco mai a fare tutto quello che penso che dovrei fare, o non bene come dovrebbe essere fatto.
Tutto mi sembra un rimprovero.
Non sono abbastanza.
Certo: c’è un Padrone che si aspetta da me il mio meglio; ma non il mio impossibile.
Sono io la peggiore giudice di me stessa, la più crudele. Leggo in ogni cosa un indizio della mia inadeguatezza, della mia inettitudine. Mi inabisso sul fondo della mia autostima e scavo.
Così ci provo, ci provo fortissimo; mi viene da piangere per la fatica, ma non mollo, non voglio mollare. Cerco di fare di più, cercando di ignorare la voce che mi dice che comunque non basta e non sono mai abbastanza; cercando di ascoltare solo la voce del Padrone, e quella parte di me che invece sa che mi impegno e mi riconosce per questo; quella che apprezza che abbia costruito il pozzo senza chiedermi di portarle la luna che vi si specchia.