La mia tazza è quella sbeccata.
Se prendo per me qualcosa che mi piace mi sento una ladra.
Lascio a te la ciliegia più rossa, il piatto più bello, la fetta più grande; ti lascio il posto più comodo, il cuscino più soffice, la scelta di tutto. Perché non merito di desiderare, non veramente; non ho diritto di nulla, nemmeno di ciò che scarteresti.
Passo in silenzio la mia vita nel rancore, nel piccolo dolore che mi coltivo nel cuore, nutrendolo di avanzi mentre preparo il banchetto del mondo.
Ignoro gli inviti ad unirmi alla festa e preferisco soffrire, pensare di essere esclusa, ritrarmi in un angolo a invidiare gli altri, che possono avere ciò che io mi nego: il diritto di essere felice.