Man mano che il tempo passa, l’attesa si espande come un liquido.
Subito dopo esserci visti sono colma delle sensazioni e delle emozioni che ho provato, che ho condiviso con te, come un vaso pieno di un liquido denso. Quel vaso però è capovolto. Un poco alla volta, quindi, il liquido fuoriesce dal fondo, molto lentamente, e si allarga in modo impercettibile ma costante. Il tempo passa e quella pienezza – la pienezza di quelle specifiche sensazioni – si svuota.
Lo spandersi dell’attesa di venire di nuovo riempita è piacevole e malinconico, o talvolta un po’ triste. Se avviene troppo bruscamente vado in drop. Ma se avviene con calma, con gradualità, a volte quasi non mi accorgo di essermi svuotata, e di avere un profondo bisogno di stare ancora con te. Me ne rendo conto a volte d’improvviso, perché quello spandersi diventa un’ondata di voglia che sommerge il resto del quotidiano. Un pensiero improvviso, ma anche una sensazione fisica, una contrazione: mi tiro a sedere, di colpo all’erta, ricettiva. Ascolto la voglia che si diffonde, calda, dentro di me; mi cullo in quel desiderio.
Allora il vaso mi appare troppo vuoto, e l’attesa troppo lunga.
Eppure se non ci fosse l’attesa forse non ci sarebbe la voglia, e la voglia si scalda e si scioglie nella densità dell’attesa.
Attendo con un senso di calma, serena nel calore che provo, senza fretta, perché so che vale di più il momento atteso, il momento giusto, in cui quel vaso potrà riempirsi nel modo migliore senza rischiare di rovesciarsi.
Capisco benissimo quella sensazione, l avverto anch’io col Padrone quando passa del tempo senza vederci